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Radio degli studenti universitari di Cagliari. Mission del media è raccontare il movimento culturale e la città nei suoi molteplici aspetti

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Cagliari, Italy

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Radio degli studenti universitari di Cagliari. Mission del media è raccontare il movimento culturale e la città nei suoi molteplici aspetti

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Italian

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39(0)70-675.6390


Episodes
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Tiziana Martucci: il teatro come destino, identità e trasformazione

12/12/2025
Un viaggio nella vita artistica di Tiziana Martucci, tra debutti inattesi, teatro come identità, anni di ricerca, collaborazioni internazionali e nuovi progetti che uniscono voce, corpo e sperimentazione musicale. Tiziana Martucci: una vita in scena tra ricerca, identità e nuovi linguaggi Il percorso artistico di Tiziana Martucci non nasce da un piano, ma da un incontro fortuito, uno di quelli che spostano il baricentro della vita. Studentessa di ingegneria, timida e convinta che il palcoscenico non facesse per lei, viene spronata a tentare. Un piccolo corso al Crogiolo con Mario Faticoni e Rita Zeri diventa l’inizio di una strada lunga trent’anni. Un debutto inatteso che diventa destino Il primo ruolo con Acroama, assegnato da Lelio Lecis e Alice Capitanio, segna l’avvio di un percorso intenso. Ogni spettacolo, racconta Tiziana, “mi regala una parte nuova di me”, perché recitare significa trasformarsi, crescere, esporsi. Tra le produzioni più importanti di oggi, spicca “Come vent’anni fa”, un monologo che intreccia una commessa contemporanea con la tragica figura di Ecuba. Il risultato è un’alternanza scenica complessa, dove l’enfasi della tragedia classica lascia spazio alla naturalezza cinematografica del presente. Il pubblico come centro del teatro Per Martucci, il teatro vive nel rapporto con il pubblico. A differenza del cinema, dove tutto è frammentato, sulla scena l’interprete respira con la platea, ne avverte i silenzi, le tensioni, le emozioni. È questo scambio che rende ogni replica unica e irripetibile. Acroama: una famiglia artistica In quasi trent’anni, Acroama è diventata per lei una casa, una famiglia scelta. Una compagnia che costruisce spettacoli essenziali e visionari, dove la scena si fonda sul corpo dell’attore, sulle luci e sui suoni più che sulla scenografia. Un teatro poetico, rarefatto, che deve molto all’impronta estetica di Lelio Lecis e che Tiziana ha imparato ad amare anche dopo numerosi studi con maestri internazionali, da Jean-Paul Denizon a Emma Dante. Anche il teatro per ragazzi fa parte di questa dimensione: tra i prossimi impegni, un divertente spettacolo natalizio diretto da Elisabetta Podda, dove interpreterà una strega cattiva “più convincente di quanto si pensi”. Formazione e contaminazioni La crescita artistica non si è mai fermata: workshop, regie, collaborazioni con il Ctb di Braga e spettacoli come “Spettri” di Ibsen hanno arricchito la sua visione e affinato la sua sensibilità scenica. Tra teatro e musica: nuove strade Parallelamente al teatro, Martucci porta avanti un progetto musicale con i Black Solanas, collettivo guidato da Valentino Murru. Qui esplora lo spoken word, una forma di narrazione vocale che definisce “come dipingere con la voce”. Prodotto da un’importante etichetta tedesca, il progetto ha già pubblicato due EP e continua a evolversi, fondendo elettronica, parola e ricerca sonora. Guardando al futuro Tra tournée, nuovi spettacoli e collaborazioni internazionali, Tiziana continua a navigare fra linguaggi diversi, mossa da quella curiosità creativa che da sempre la guida. Una vita in scena che si rinnova continuamente, dove la ricerca è l'unica vera direzione.

Duration:00:13:38

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Manolo Perazzi: tra squilibrio, rischio e videogioco. La danza come spazio critico al FIND 2025

12/11/2025
Un percorso tra corpo, memoria e tecnologia, dove il disequilibrio diventa motore creativo e la scena si trasforma in un videogioco fatto di ironia, collisioni e scelte imprevedibili. Oggi ai microfoni di Unica Radio abbiamo incontrato il coreografo e performer Manolo Perazzi, ospite del Festival Internazionale Nuova Danza 2025, protagonista della masterclass del 30 novembre alla Scuola di Danza Assunta Pittaluga e della performance Reloading, in scena sabato 29 novembre a Sa Manifattura. Perazzi spiega come il suo lavoro si fondi sull’uso del disequilibrio come generatore di movimento: quando il corpo perde l’asse verticale, nasce un’energia che, trasformata, apre a nuove traiettorie. La caduta diventa così un motore creativo capace di produrre continui stati fisici in evoluzione, guidati dall’istinto e dall’ascolto. Il rischio come apertura al nuovo Nella sua masterclass, basata su release, lavoro a terra e improvvisazione, Perazzi invita i partecipanti a disaffezionarsi dalle forme note del corpo. Il rischio — di cadere, sbagliare, spingersi oltre — è lo strumento per scoprire nuove possibilità motorie. Il performer sottolinea quanto questo processo sia complesso per chi ha una formazione strutturata: si tende sempre a riproporre ciò che già si conosce. Lo squilibrio, invece, obbliga a inventare, a trovare vie d’uscita impreviste. Reloading: il palco come videogioco Con Reloading, ideato in colleborazione con Sara Catellani e Stefano Roveda, Perazzi porta in scena un videogioco immaginario dove gli interpreti diventano avatar guidati da comandi esterni. Frasi tratte da social, propaganda, media televisivi e cronaca si intrecciano con il movimento, generando un mosaico di memorie condivise tra infanzia pop, rituali sociali e attualità. Il rapporto tra corpo e voce non è mai didascalico: un performer pronuncia una frase, un altro la traduce fisicamente, creando slittamenti di senso che riflettono la nostra relazione con l’eccesso di informazioni e la perdita del libero arbitrio digitale. La danza come atto politico Perazzi definisce la danza — intesa come movimento, non come sequenza di passi — un atto politico: un modo di abitare lo spazio, relazionarsi agli altri, sviluppare senso critico e consapevolezza. Condividere un’area comune, rispettarne i confini, attraversarla: tutto questo educa alla responsabilità e alla presenza. Cosa lascia FIND 2025 Dalla masterclass, Perazzi spera che i partecipanti portino con sé qualcosa dell’esperienza condivisa, per lo spettcaolo Reloading, desidera che il pubblico torni a rivederlo: come ogni videogioco, lo spettacolo cambia ad ogni “partita”, offrendo finali e percorsi sempre diversi.

Duration:00:13:38

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Annamè: una storia che interroga le coscienze e rompe il silenzio

12/10/2025
Annamè: Un dialogo letterario che affrontava la violenza sistemica contro le donne, intrecciando responsabilità civile, memoria collettiva e radici mediterranee. Lo scrittore Giuseppe Cristaldi conversava ai microfoni di Unica Radio, introduce i temi centrali del suo ultimo lavoro letterario dal titolo Anna. L'idea di narrare la storia di Annamè non emergeva da un singolo episodio ispiratore, ma era piuttosto la manifestazione di un profondo e ineludibile senso di responsabilità civile. L'autore sentiva la necessità morale di confrontarsi con quella che definiva una vera e propria mattanza in corso, perpetrata quotidianamente ai danni della donna. Cristaldi spiegava che proveniva da lunghe esperienze in cui seguiva innumerevoli storie, ognuna delle quali conteneva una sua inconfondibile unicità, ma tutte inevitabilmente legate da un unico e terribile comune denominatore: la violenza. Il Personaggio di Annamè Il personaggio di Annamè emergeva nel racconto con una dualità notevole, essendo sia straordinariamente forte che intrinsecamente fragile. Giuseppe Cristaldi rivelava che lo interessava in particolare penetrare il senso dell'essere al mondo di una figura che era, in senso lato, una "figlia del peccato," una bambina costretta a crescere senza la figura paterna. Il padre di Annamè veniva emblematicamente chiamato dall'autore un marinaio di terra, simbolo di promesse effimere e diffuse nel vuoto. La madre era una giovane donna senza alcun sostegno stabile. La stessa nascita di Annamè si collocava in un contesto quasi presepiale: avveniva in una umile cantina, sotto il fiato di due volpini e al flebile tepore di una stufa a cherosene che, pur non scaldando a sufficienza, teneva compagnia. Dietro la costruzione narrativa e l’immagine simbolo del romanzo Nei passaggi successivi della sua analisi, Giuseppe Cristaldi raccontava come la scrittura di servizio guidasse ogni scelta narrativa e come Anna derivasse interamente da episodi autentici che avevano caratterizzato vite reali. L’autore descriveva la scena alla quale rimaneva più legato: il parto di Annamè, evento che si svolgeva in un vortice improvviso di cooperazione femminile, quasi epico nella sua essenza. La madre, sorpresa dalle doglie, fermava un automobilista e si metteva alla guida, mentre una vicina la aiutava a sistemare la bambina sul sedile posteriore. Questa immagine di coalizione immediata rappresentava, per Cristaldi, il simbolo più nitido del libro: un esempio di solidarietà istintiva, collettiva, che mostrava come nella fragilità emergesse la forza delle relazioni umane.

Duration:00:08:10

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Latte+: la danza come specchio delle nostre ferite invisibili

12/9/2025
Latte+: Un viaggio nell’universo poetico e inquieto di Salvatore Sciancalepore, tra dinamiche emotive, violenza invisibile e potenza fisica della danza contemporanea, in scena al Find 2025. Ospite ai microfoni di Unica Radio, Salvatore Sciancalepore racconta la sua ricerca coreografica legata allo spettacolo Latte+, previsto in scena venerdì 21 novembre a Sa Manifattura, e alla sua masterclass che si terrà il 20 novembre presso la scuola Assunta Pitaluga. Salvatore intreccia tecnica, ascolto e un profondo lavoro sul linguaggio fisico, e descrive il workshop come uno scambio sincero: un modo per riconoscere che, al di là dei ruoli, l’emotività umana è un terreno comune. Durante la masterclass, i partecipanti lavoreranno su una partitura estratta da Latte+, sperimentando una pratica condivisa che privilegia percezione, micro-movimenti e costruzione emotiva. Questo processo crea un confronto vivo, in cui la dimensione tecnica si fonde con quella dramaturgica. Kubrick, il cinema e la violenza ciclica L’immaginario di Stanley Kubrick è una delle ispirazioni principali del lavoro Latte+. Sciancalepore, dichiarato cinefilo, racconta come Arancia Meccanica abbia segnato la sua sensibilità artistica sin da giovanissimo. Nel creare Latte+, non ha tradotto il film letteralmente in danza, ma ha estratto il concetto di violenza reiterata e ciclica, riportandolo sulle esperienze quotidiane: bullismo, omofobia, violenza di genere e dinamiche oppressive che ancora attraversano la società contemporanea. La violenza invisibile: la salute mentale come ferita collettiva Al centro della ricerca c’è ciò che non si vede ma si sente: la violenza silenziosa. Salvatore individua nella salute mentale una delle forme più sottovalutate di sofferenza. L’incapacità sociale di percepire un disagio non visibile genera distanza, incomprensione e solitudine. La danza, in questo contesto, diventa un mezzo per dare corpo all’invisibile. I corpi come testimonianza Nel lavoro con gli interpreti – Sally Demonte, Sofia Filippi, Flavia Giuliani, Rocco Suma, Gennaro Todisco e Sofia Zanetti – il coreografo ha chiesto di partire dalle proprie ferite. Non si tratta di rappresentare la violenza, ma di incarnarla, sentendone il peso fisico e restituendo al pubblico una verità cruda ma umana. Cosa vedrà il pubblico al Find 2025 Lo spettacolo si articola in tre macro-scenari che affrontano dinamiche come bullismo, patriarcato interiorizzato, identità queer e anestetizzazione emotiva. L’obiettivo è scuotere lo spettatore, spingerlo a riconoscere quanto dolore collettivo abbiamo normalizzato. La responsabilità della danza oggi Per Salvatore, la danza ha il compito di raccontare ciò che non vogliamo vedere, restituendo complessità a un presente che rischia di diventare indifferente. Latte+ è un invito a non abituarsi alla violenza e a continuare a parlarne.

Duration:00:11:12

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Strade Maestre: l’anno scolastico in cammino che trasforma i giovani

12/8/2025
Filippo Boetti racconta il suo percorso nel progetto educativo che unisce cammino, comunità e crescita personale. Un anno scolastico fuori dal comune Strade Maestre è un progetto educativo pensato per gli studenti degli ultimi tre anni delle scuole superiori. Ragazze e ragazzi, insieme alle famiglie, scelgono di trascorrere nove mesi lontano da casa. Durante questo periodo, seguono un percorso scolastico in cammino. Gran parte del tragitto avviene a piedi, mentre altre tappe richiedono mezzi di trasporto. I giovani sono accompagnati da guide e insegnanti che li seguono lungo tutto il percorso. Insieme formano una comunità di apprendimento. Qui imparano a rispettarsi, a collaborare e a valorizzare le proprie capacità. Alla scoperta di sé stessi Filippo Boetti ha deciso di partecipare per affrontare un periodo di malessere e vedere la realtà da un punto di vista diverso. Cresciuto a Cagliari, spesso si sentiva estraneo al proprio ambiente. Il cammino gli ha permesso di fermarsi e riflettere. Grazie a questa esperienza, Filippo ha riscoperto il valore del tempo dedicato a sé stesso. Ha coltivato la passione per la lettura e imparato a gestire i propri ritmi interiori. Inoltre, la vita quotidiana in comunità lo ha aiutato a smussare alcuni lati del suo carattere, rendendolo più paziente e aperto agli altri. La forza della comunità e del confronto Convivere 24 ore su 24 con il gruppo ha rappresentato una sfida importante. Tuttavia, Boetti sottolinea come il confronto quotidiano abbia favorito la crescita personale. L’uso di tecniche di comunicazione non violenta ha permesso di risolvere i conflitti in modo costruttivo. Inoltre, la collaborazione e la vita condivisa hanno rafforzato i legami tra i partecipanti. Ogni difficoltà è diventata un’opportunità per imparare e crescere insieme. Una nuova prospettiva sulla vita L’esperienza ha cambiato profondamente il modo di vedere la realtà di Filippo. Ha imparato a distinguere ciò che è essenziale da ciò che è superfluo. Ogni momento del cammino è stato vissuto come un’occasione di apprendimento personale e collettivo. Strade Maestre conferma la sua unicità. Coniuga apprendimento scolastico, crescita individuale e vita comunitaria lungo la strada, offrendo ai giovani strumenti preziosi per il futuro.

Duration:00:06:09

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Fausta Laddomada: sociologa, community manager e imprenditrice

12/7/2025
Un viaggio nella comunicazione, tra cinema, teatro e startup, dove creatività e intraprendenza guidano il successo professionale e l’imprenditorialità, raccontato direttamente dalla protagonista. Il percorso di chi lavora nel mondo della comunicazione è spesso fatto di curiosità, passione e voglia di mettersi in gioco. La protagonista dell’intervista: Fausta Laddomada, ha iniziato dai suoi studi in Scienze della Comunicazione, per poi dedicarsi al cinema e alle analisi dei dati sugli incassi e i successi dei film italiani. Dopo esperienze nel cinema e nell’organizzazione di festival, il ritorno a Cagliari l’ha portata a lavorare nel teatro, combinando attività organizzative con la promozione degli eventi. Nel 2013 ha fondato la sua prima agenzia di comunicazione, Itaca, e ha iniziato a occuparsi di community management e progetti culturali, lavorando anche con startup innovative. Nel 2016, ha aperto Lost Room, un’escape room che unisce gioco, cultura e team building, dimostrando come creatività e strategia possano fondersi in progetti di successo. Nell’intervista, riflette anche sui cambiamenti portati dai social media, che influenzano le relazioni e l’autenticità nella comunicazione. Consiglia ai giovani laureati in Comunicazione di mettersi in gioco, imparare costantemente e capire se orientarsi verso ruoli tecnici o gestionali, secondo le proprie inclinazioni. Alle donne che vogliono intraprendere la carriera imprenditoriale suggerisce di credere nelle proprie capacità, prepararsi con determinazione e valorizzare le proprie qualità, costruendo una rete di supporto e affrontando le sfide con coraggio.

Duration:00:15:47

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Staytri: dalla scrittura al pop melodico

12/6/2025
Dalle prime rime alle scuole medie al pop melodico contemporaneo, Staytri racconta il suo percorso artistico tra scrittura, cambiamento stilistico, live emozionanti e nuovi orizzonti sonori. Dalla provincia sarda alle nuove rotte del pop italiano, Staytri, nome d’arte di Stefano Porcu, costruisce il suo progetto musicale partendo da un elemento chiave: la scrittura. Fin dall’inizio, infatti, le parole rappresentano il centro della sua espressione artistica. Non a caso, il suo percorso nasce già alle scuole medie, quando i primi testi diventano uno spazio personale di racconto e sfogo. Col tempo, però, la musica cambia. E con essa cambia anche Staytri. In modo graduale, lascia alle spalle le influenze rap e trap, per avvicinarsi a suoni più melodici e accessibili. Questa transizione non è immediata, ma avviene attraverso una maturazione naturale, legata sia alle esperienze di vita sia a una maggiore consapevolezza artistica. Dalla scrittura personale a un linguaggio condiviso Al centro del progetto Staytri resta sempre il valore delle parole. I suoi testi, infatti, non cercano artifici complessi. Al contrario, puntano su uno stile semplice e diretto, capace di arrivare subito all’ascoltatore. Proprio questa semplicità diventa la forza principale della sua musica. Attraverso la scrittura, Staytri affronta temi universali come l’amore, la nostalgia e il caos interiore. Tuttavia, lo fa mantenendo uno sguardo autentico, senza filtri. Così, ogni canzone si trasforma in un messaggio riconoscibile, in cui molti possono ritrovarsi. Inoltre, la scelta di un linguaggio immediato permette ai brani di superare i confini del genere. Anche per questo motivo, il passaggio al pop melodico appare come una naturale evoluzione, più che come una rottura con il passato. L’emozione del live e il legame con la Sardegna Se la scrittura rappresenta l’origine, il palco diventa invece il momento della verità. Tra le numerose esibizioni in Sardegna, Staytri individua nel concerto di Santa Greca l’esperienza live più intensa. Da un lato, per il forte coinvolgimento emotivo. Dall’altro, per la responsabilità di esibirsi davanti a un pubblico numeroso e partecipe. In quell’occasione, infatti, la musica smette di essere solo racconto individuale e diventa condivisione collettiva. È proprio sul palco che l’artista misura la potenza delle sue canzoni e comprende il valore del contatto diretto con chi ascolta. Uno stile in continua evoluzione Oggi Staytri descrive il proprio stile come variabile, nostalgico e melodico. Non ama definirsi con un’unica etichetta, perché la sua musica segue l’evoluzione delle emozioni. Di conseguenza, ogni nuova uscita rappresenta un tassello diverso del suo percorso. In questa direzione si inserisce anche l’annuncio del prossimo singolo. Il brano, ormai imminente, esplorerà nuove sonorità legate alla house melodica, ampliando ulteriormente il suo orizzonte musicale. Ancora una volta, quindi, il cambiamento diventa parte integrante dell’identità artistica. Uno sguardo al futuro Guardando avanti, Staytri conferma la direzione intrapresa negli ultimi lavori. Il prossimo singolo, infatti, sarà una naturale continuazione di questo percorso. Il brano esplorerà ancora sonorità house melodiche, con un ritmo più lento, atmosfere nostalgiche e una forte componente emotiva. Allo stesso tempo, l’artista racconta di essere profondamente immerso nella scrittura. Sta lavorando con costanza ai prossimi brani, cercando nuove sfumature senza perdere coerenza stilistica. In parallelo, inoltre, si sta dedicando anche alla realizzazione di alcune cover, vissute come esercizio creativo e occasione di confronto con altri linguaggi musicali. In questo modo, il futuro di Staytri si costruisce passo dopo passo. Da un lato, la continuità sonora. Dall’altro, la voglia di sperimentare. Sempre partendo dalle emozioni e dalla scrittura, che restano il cuore del progetto.

Duration:00:07:10

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Anna Maria Aloi: dietro la Mobilità Internazionale UniCA

12/5/2025
Professionista chiave dell’internazionalizzazione dell’Università di Cagliari, Anna Maria Aloi coordina mobilità studentesca, inclusione e accordi globali, offrendo agli studenti nuove opportunità di crescita personale, accademica e culturale Mobilità Internazionale UniCA: il ruolo di Anna Maria Aloi Nel contesto della mobilità internazionale universitaria, la figura di Anna Maria Aloi emerge con chiarezza come pilastro strategico dell’istituzione. Anna Maria Aloi è funzionario responsabile del Settore Mobilità Studentesca presso l’ufficio ISMOKA Office dell’Università degli Studi di Cagliari (UniCA). La frase chiave “Anna Maria Aloi” compare sin dall’introduzione per sottolineare l’importanza della sua azione e del suo incarico. Lei coordina la mobilità, gli accordi bilaterali, i programmi Erasmus+ e altri progetti che permettono agli studenti e al personale di confrontarsi con il mondo. Un percorso professionale al servizio della mobilità Anna Maria Aloi ha assunto la responsabilità del settore mobilità studentesca in un momento in cui l’internazionalizzazione è diventata una priorità per l’Università. L’ufficio ISMOKA opera come “porto di arrivo e di partenza” per centinaia di studenti, docenti e dottorandi che partecipano a programmi europei ed extra-europei. Il suo lavoro non si limita alla mera gestione amministrativa: comprende la pianificazione strategica, la definizione degli accordi, il supporto agli studenti, la creazione di percorsi inclusivi. Mobilità, inclusione e radici Un tratto distintivo dell’approccio di Aloi è l’attenzione all’inclusione. Nell’intervento inaugurale dell’anno accademico, ha sottolineato che l’istruzione è “l’arma più potente per cambiare il mondo”, e ha ribadito che l’università deve essere un ambiente in cui “tutti sono di casa” e in cui anche studenti con disabilità, rifugiati o in condizioni di difficoltà trovino spazio. Questa visione la lega al tessuto identitario della Sardegna, delle radici locali e delle ambizioni globali insieme. Accordi bilaterali e partenariati internazionali Nel suo ruolo, Aloi supervisiona l’attivazione degli accordi bilaterali, la mobilità per studio e tirocinio nell’ambito del programma Erasmus + (UE ed extra-UE) e la rete di relazioni internazionali dell’ateneo. L’ufficio definisce gli strumenti per consentire agli studenti UniCA di recarsi all’estero e per accogliere studenti stranieri nel campus. Impatto per gli studenti e per l’ateneo Grazie alla mobilità coordinata da Aloi e dal suo team, gli studenti di UniCA acquisiscono esperienze formative all’estero che arricchiscono il curriculum, le competenze linguistiche e culturali. Allo stesso tempo, l’università rafforza la propria dimensione internazionale, diventa più attrattiva e in grado di fungere da ponte tra la Sardegna e il mondo. Come ha affermato Aloi, questo tipo di mobilità “ha dato modo di incontrare diverse culture e approcci educativi” e ha contribuito a costruire un ambiente più dinamico e aperto. Le sfide e il futuro È però evidente che il ruolo presenta anche sfide: la gestione di pratiche amministrative complesse, l’adeguamento agli standard europei (come l’Erasmus Charter for Higher Education), la garanzia di pari opportunità per tutti gli studenti e la promozione di una cultura dell’internazionalizzazione permanente. Aldilà dei numeri, il compito è anche “umano”: preparare studenti e staff a confrontarsi con un mondo che cambia. In questo contesto, la visione di Aloi che un’istituzione universitaria offra «ali per volare, radici per tornare e motivi per rimanere» risuona come un faro.

Duration:00:25:50

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Lucido Sottile: come il Cinema di Periferia può diventare un ponte culturale

12/4/2025
Un percorso culturale che attraversa i quartieri lontani dal centro, costruendo legami, ascolto e partecipazione grazie alla forza dei film e al coinvolgimento diretto delle persone che vivono la periferia. Cinema di periferia nasce dall’idea che la cultura debba raggiungere tutti e che i quartieri più distanti, spesso trascurati dalle programmazioni ufficiali, meritino attenzione e occasioni di partecipazione. Il progetto si muove a partire da un bisogno reale: riportare il cinema tra le persone. L’obiettivo non riguarda soltanto la proiezione di film, ma una vera e propria costruzione di comunità, capace di generare dialogo e connessioni tra abitanti, artisti e operatori culturali. Cinema come strumento sociale Ogni appuntamento si trasforma in un momento di incontro. Le proiezioni vedranno la presenza di scambi informali, discussioni, domande spontanee e riflessioni condivise. Questo rende il cinema un mezzo per riscoprire il valore dello stare insieme, un pretesto per riappropriarsi degli spazi e viverli in modo nuovo. La periferia, spesso percepita come distante o chiusa, acquisisce un’identità diversa: un luogo che non subisce l’assenza di opportunità, ma che può generare cultura in autonomia, partendo dalle sue persone e dalle loro storie. Uno sguardo che valorizza il territorio Il progetto non propone solo film provenienti da circuiti consolidati: dedica grande attenzione alle produzioni indipendenti, ai registi e alle registe che raccontano la realtà contemporanea con linguaggi personali e coraggiosi. In questo modo offre visibilità a chi crea cinema al di fuori delle logiche commerciali e propone al pubblico opere che raramente trovano distribuzione nelle sale tradizionali. La scelta di lavorare su questi contenuti deriva dal desiderio di portare sullo schermo punti di vista diversi, temi sociali, esperienze locali e storie che parlano direttamente alla comunità che assiste alle proiezioni. Uno degli effetti più significativi di Cinema di periferia riguarda la trasformazione degli spazi. Piazze, cortili, sale civiche e aree spesso inutilizzate diventano luoghi vivi, attraversati da famiglie, giovani e persone che riscoprono la voglia di partecipare. Questa riattivazione fisica del territorio rafforza il senso di appartenenza e permette a chi vive la periferia di riconoscersi parte di un processo culturale che non viene calato dall’alto, ma che cresce insieme alla comunità. Il cinema, in questo contesto, assume una funzione rigenerativa: accende nuove energie e riduce le distanze — non solo geografiche, ma soprattutto sociali.

Duration:00:09:47

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Michela Cogotti Valera e il teatro Alidos di Quartu

12/3/2025
L’attrice sarda Michela Cogotti Valera porta sul palcoscenico del Teatro Alidos a Quartu Sant’Elena storie per bambini e adulti, unendo recitazione, partecipazione e cultura locale in spettacoli emozionanti Michela Cogotti Valera è protagonista di una scena teatrale viva e radicata nella Sardegna. Michela Cogotti Valera interpreta ruoli importanti per il Teatro Actores Alidos di Quartu Sant’Elena, contribuendo a portare sul palco storie che parlano a famiglie e appassionati. La sua presenza sul palcoscenico rappresenta un ponte tra tradizione, creatività e comunità. Una compagnia storica radicata nella Sardegna Il Teatro Actores Alidos opera dal 1982 ed è riconosciuto come compagnia di ricerca e sperimentazione teatrale. Nel corso dei decenni ha costruito una produzione teatrale che mescola arti sceniche, espressività fisica, musica e video, puntando su un linguaggio teatrale che va oltre la semplice parola. La compagnia gestisce il “Teatro Centrale Alidos” a Quartu Sant’Elena e organizza tour teatrali, rassegne e festival. Ogni anno il teatro propone stagioni diverse: spettacoli per adulti, spettacoli per ragazzi e famiglie, e collaborazioni con artisti italiani e internazionali. Questo approccio rende il Teatro Actores Alidos un punto di riferimento culturale nell’isola. Michela Cogotti Valera: talento e versatilità Tra gli interpreti abituali della compagnia figura Michela Cogotti Valera, che ha partecipato a produzioni rivolte a bambine, bambini e famiglie. Un esempio è la rassegna per ragazzi “Il Teatro delle Meraviglie”, in cui l’attrice ha recitato nel ruolo di “Miss Emoticon”. Le sue performance dimostrano una versatilità notevole: sa passare da ruoli comici a ruoli più intensi, sa recitare in contesti pensati per i più piccoli e in altri più complessi e densi di significato. Questa poliedricità la rende un volto prezioso per la compagnia e per il pubblico che frequenta il teatro. Teatro per famiglie: emozione e valori condivisi Grazie al lavoro di attrici come Cogotti Valera, il teatro diventa un luogo di aggregazione e crescita. Spettacoli come “La strega dei bottoni – Una storia nella preistoria sarda” mostrano quanto il teatro possa raccontare storie di comunità, valori, resilienza, solidarietà e trasformazione. In questi contesti, il coinvolgimento del pubblico — famiglie, bambini, adulti — aiuta a riscoprire radici culturali e a creare momenti di condivisione emozionale. Il Teatro Actores Alidos non si limita a rappresentare fiabe e spettacoli: attraverso scelte registiche e creative riesce a dare valore a contenuti profondi, spesso vicini al mondo dell’infanzia, ma con uno sguardo capace di parlare anche agli adulti. Dal palco alla comunità: un ruolo culturale importante L’attività teatrale della compagnia sarda si estende oltre la scena. Organizza laboratori, eventi, progetti speciali, promuove cultura e partecipazione sociale. Attrici come Michela Cogotti Valera diventano così veicoli di crescita culturale per i cittadini, soprattutto per le nuove generazioni. In un territorio come quello sardo, con una forte identità e una storia culturale profonda, il teatro diventa elemento di coesione e viva testimonianza dell’arte scenica come strumento di comunità. Sfide e speranze per il futuro del teatro Portare avanti una compagnia stabile significa affrontare sfide: mantenere viva la creatività, coinvolgere nuove generazioni, adattarsi ai cambiamenti sociali e culturali. Il Teatro Actores Alidos, con la dedizione di chi come Michela Cogotti Valera lo anima, prova a rispondere a queste sfide continuando a proporre spettacoli e iniziative di qualità. Il valore del teatro risiede nella sua capacità di emozionare, di far pensare, di far crescere. E in Sardegna, grazie a interpreti come Cogotti Valera, quel valore continua a vivere sul palco e oltre il palco, coinvolgendo famiglie, giovani, comunità.

Duration:00:14:26

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Virginia Spallarossa al FIND 2025: tra “Abitare la pelle” e il viaggio sensoriale di RAVE.L

12/2/2025
La coreografa di Déjà Donné approda al FIND 2025 con una masterclass dedicata alla geografia del corpo e uno spettacolo che trasforma Ravel in un’esperienza fisica senza tempo. Il Festival Internazionale Nuova Danza 2025, giunto alla sua 43ª edizione, ospita quest’anno Virginia Spallarossa, coreografa della compagnia Déjà Donné, tra le realtà più riconoscibili della danza contemporanea italiana. Sabato 22 novembre Spallarossa guiderà la masterclass Abitare la pelle presso la Scuola di Danza Assunta Pittaluga, un laboratorio che invita a riscoprire il corpo come spazio di trasformazione. Il lavoro parte dalla pelle come luogo sensoriale e confine mobile tra sé e il mondo. Attraverso esercizi individuali e a coppie, i partecipanti saranno guidati in un percorso di ascolto, espansione e ridefinizione della propria presenza scenica. La pelle diventa così strumento, memoria e superficie narrativa, generando una corporeità amplificata, capace di superare forma, estetica e abitudine. Dal corpo all’identità: il movimento come geografia umana Al centro della ricerca di Spallarossa c’è un corpo in continuo cantiere, individuale e collettivo, libero dalla necessità di raccontare attraverso la parola. Per la coreografa, il movimento è già racconto, archivio e possibilità. La masterclass offre dunque un’indagine radicale sul gesto, sulla sua fragilità e sulla sua forza percettiva, invitando ogni danzatore a ritrovare una presenza sensibile e autentica. Il suo linguaggio nasce da una lunga transizione artistica: dalla formazione classica alla necessità di destrutturare, frammentare e reinventare il corpo. Una trasformazione che alimenta una ricerca coreografica in continua evoluzione, dove organicità e rottura convivono. RAVE.L: un rito coreografico tra vertigine e sospensione temporale La stessa sera, alle 21:00, la scena si sposta a Sa Manifattura – Sala Officine con RAVE.L, coreografato da Virginia Spallarossa e prodotto da Déjà Donné. In dialogo con la musica di Maurice Ravel, lo spettacolo – interpretato da Vittoria Franchina, Giuseppe Morello e Rafael Candela – costruisce uno spazio visionario, sospeso tra evanescenza e abisso. RAVE.L indaga il corpo come voce primaria, liberandolo dal peso del significato per restituirlo alla sua energia percettiva. Tempo, trance, ripetizione e respiro diventano architetture invisibili, capaci di trasportare lo spettatore in una dimensione oltre la linearità narrativa.

Duration:00:12:55

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Francesca Cabiddu: la vocazione per il teatro

12/1/2025
Attrice e regista, Francesca Cabiddu ha trasformato anni di studio e collaborazioni in un progetto educativo unico: la scuola teatrale Atruté, aperta a Quartucciu e dedicata a crescita personale e creatività. Un percorso artistico costruito passo dopo passo Francesca Cabiddu è un’attrice e regista che ha trasformato il teatro in una scelta di vita. Nel corso degli anni ha partecipato a numerosi laboratori, affinando tecniche e sensibilità. Inoltre, ha avuto modo di confrontarsi con diversi metodi interpretativi, esperienza che le ha permesso di sviluppare un approccio personale fondato sull’ascolto e sulla relazione umana. Con il tempo ha compreso che la scena non è solo un luogo di rappresentazione, ma anche uno spazio in cui crescere. Di conseguenza, ha dato grande valore allo sviluppo emotivo delle persone con cui lavora. Il suo obiettivo è quello di portare ognuno a riconoscere le proprie potenzialità, attraverso esercizi mirati e percorsi calibrati sulle esigenze del gruppo. Collaborazioni che arricchiscono e orientano la visione Durante la sua carriera Francesca ha collaborato con varie compagnie teatrali, tra cui Ferai Teatro. Grazie a queste esperienze ha potuto approfondire nuovi linguaggi scenici e comprendere meglio la complessità del processo creativo. Inoltre, i contesti lavorativi stimolanti le hanno offerto l’occasione di sperimentare e di osservare come il teatro possa evolvere in base alle necessità del pubblico e degli artisti. Parallelamente, queste collaborazioni hanno rafforzato in lei la convinzione che il teatro sia anche un potente strumento educativo. Per questo motivo ha iniziato a immaginare un progetto capace di unire arte, formazione e comunità. La riflessione, maturata nel tempo, è diventata la base dell’idea che l’ha accompagnata verso una nuova fase della sua carriera. Atruté: una scuola che mette al centro la persona Da questo desiderio nasce Atruté, la scuola di teatro aperta a Quartucciu. Il progetto è pensato come un laboratorio permanente di creatività e benessere. Infatti, i corsi sono rivolti a bambini, adolescenti e adulti, e sono costruiti per favorire un clima accogliente e inclusivo. All’interno della scuola gli allievi lavorano non solo sulle tecniche teatrali, ma anche sulla fiducia, sulla comunicazione e sul rapporto con il gruppo. In questo modo il percorso diventa un’esperienza completa, che aiuta a superare timidezze, a migliorare la consapevolezza corporea e a sviluppare capacità espressive utili anche nella vita quotidiana. Atruté si distingue per un metodo che alterna giochi teatrali, improvvisazioni, esercizi vocali e momenti di costruzione scenica. Inoltre, chi lo desidera può partecipare a saggi e piccole produzioni, seguiti da Francesca con cura artigianale. Un nuovo polo culturale per Quartucciu La scuola rappresenta una risorsa anche per il territorio. Grazie alle attività proposte, Quartucciu può contare su uno spazio culturale che favorisce l’incontro e la socialità. Per questa ragione il progetto di Francesca contribuisce a rafforzare il tessuto comunitario, offrendo un percorso creativo accessibile a tutti. Oggi Francesca Cabiddu continua a lavorare con entusiasmo, convinta che il teatro sia molto più di un’arte: è un modo per conoscersi, condividere e costruire legami. Il suo cammino dimostra come una passione, se coltivata con costanza, possa diventare un dono per un’intera co

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Ivano Cugia: il teatro in ogni sua forma

11/30/2025
Oggi ai nostri microfoni abbiamo ospitato Ivano Cugia: attore, regista e autore teatrale, vicepresidente e Direttore Artistico dell’Associazione Culturale Origamundi. Ivano si definisce un "factotum del teatro" essendo dedito a tante attività in questo ambito artistico. Gli esordi nel teatro Ivano ha iniziato a rapportarsi con il teatro a 19 anni, in una compagnia amatoriale a Monastir. Successivamente ha studiato canto lirico. Nel 2002 è passato al mondo professionistico, crescendo sempre di più negli anni. La sua formazione è appunto di canto lirico, ma appassionatosi poi al teatro è cresciuto dentro esso. Ha scritto tanti spettacoli e ha lavorato anche dietro le quinte. Si è specializzato poi nel teatro ragazzi con la sua vecchia compagnia: I menestrelli. Portavano, come i menestrelli di un tempo, il teatro dove non c'era: nelle scuole, nelle piazze e nei piccoli paesi. Il ruolo del direttore artistico La scelta di Ivano come direttore artistico è quella di preferire il teatro contemporaneo. Favorisce gli spettacoli inediti degli artisti sardi, invece che puntare solo sui grandi classici. L'idea di base è quella di stupire il pubblico, portando in scena qualcosa che i loro occhi non hanno mai visto. La passione per Fred Buscaglione Tra i tanti spettacoli che Ivano ha scritto spicca A qualcuno piace Fred dedicato alla vita del cantautore Fred Buscaglione. Ivano ci racconta della sua grande passione per questo artista, molto spesso dimenticato. Racconta anche della passione per la musica jazz e per l'innovazione che ha portato il cantante torinese. Ivano ha aiutato, tramite questo spettacolo, a far riscoprire la persona di Fred Buscaglione. Ha riscontrato forti commozioni da parte del pubblico per la sua storia tragica, essendo scomparso prematuramente per un incidente stradale a neanche 39 anni. Il giovane teatro diffuso "L'obiettivo del giovane teatro diffuso è quella di rendere i ragazzi tanto spettatori quanto critici" così riassume Ivano. I ragazzi, oltre a vedere lo spettacolo, lo valutano. Predispongono così un pensiero critico per valutare uno spettacolo invece di un altro, mostrando i loro gusti e le loro inclinazioni. L'obiettivo di Ivano è di creare una sorta di ricambio generazionale anche all'interno del teatro. Cerca di smarcarlo dall'idea collettiva di un luogo "per anziani", quando in realtà è dotato di un linguaggio estremamente contemporaneo. Futuro del teatro Per Ivano Cugia il teatro non potrà essere sostituito da nessuna forma di intelligenza artificiale. È un lavoro, come ha espresso lui stesso, "artigianale" e gli artigiani sono ancora insostituibili. Ivano si augura poi maggiore sensibilizzazione anche da parte dei giovani. Auspica che ritorni in auge lo spettacolo dal vivo, ad appannaggio di una crescita culturale di cui non si è mai sazi.

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Intervista Elena Marconi

11/29/2025

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Melania Cabras: Spazio ArteS e l’approccio partecipativo della comunità

11/28/2025
La psicologa Melania Cabras è stata ospite ai microfoni di Unica Radio, per raccontare ciò di cui si occupa con Spazio ArteS un progetto nato nel 2019 in seno al Comune di Cagliari e gestito dalla cooperativa sociale: Panta Rei. Il progetto mette al centro l’arte come strumento di ascolto, inclusione e benessere, ed è rivolto a persone con disagio psichico. La nascita e lo sviluppo di Spazio ArteS Spazio ArteS nasce su iniziativa del Comune di Cagliari, con l’obiettivo di offrire alla comunità luoghi adeguati e inclusivi per persone con fragilità mentali. La proposta si fonda sull’importanza delle espressioni artistiche, poste al centro del progetto. All’interno degli atelier si svolgono diverse attività – pittura, scultura, musica, laboratori di restauro e molto altro – che favoriscono la creazione di legami e interazioni significative tra i partecipanti. Gli aspetti innovativi L’elemento più innovativo di ArteS è l’approccio partecipativo. Le attività vengono costruite insieme alla rete intorno alla persona: famiglie, associazioni, scuole e realtà del territorio. Questo lavoro condiviso ha rappresentato un grande punto di forza. I numerosi accordi di rete hanno permesso ad ArteS di sperimentare nuove modalità di coinvolgimento, anche grazie al progetto biennale “Anime sul filo”, che ha attivato uno scambio costante e creativo con la comunità di Cagliari. I riconoscimenti di ArteS Grazie al suo metodo innovativo e inclusivo, ArteS ha ottenuto diversi riconoscimenti. Tra questi spicca la Menzione Originalità e Innovazione agli Oscar della Salute 2025. Il progetto è stato inserito tra i 12 migliori a livello nazionale, distinguendosi per il suo contributo creativo nel campo della salute mentale. Melania Cabras ha espresso grande soddisfazione nel ritirare il premio, riconoscendo il valore del lavoro svolto insieme alla rete territoriale. La mostra “Mappe del possibile” Di recente l’associazione ha presentato la mostra “Mappe del possibile”, allestita negli spazi di ArteS. L’esposizione raccoglie i lavori realizzati dagli utenti del centro e include anche le opere nate dal progetto “Anime sul filo”. La mostra rappresenta un modo concreto per portare all’esterno la creatività delle persone e per combattere lo stigma legato alla malattia mentale. La collaborazione con le scuole “Mappe del possibile” ha visto la partecipazione di numerosi studenti. Attraverso le opere, i giovani hanno potuto confrontarsi con il tema della salute mentale, oggi più attuale che mai. Osservando i lavori e approfondendo la storia della Legge Basaglia, gli studenti hanno sviluppato una maggiore consapevolezza sul tema della fragilità, riconoscendola come una dimensione comune a tutta l’umanità. Il futuro di ArteS Per Melania Cabras il futuro risiede nella collaborazione continua con le realtà del territorio. L’obiettivo è potenziare i servizi, rafforzare la rete e garantire che nessuno rimanga senza sostegno. Un progetto che rappresenta un’importante promessa di speranza per tutta la comunità.

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Sostenibilità e alimentazione: Giorgia Pagliuca tra ricerca accademica e attività divulgativa

11/27/2025
Giorgia Pagliuca è intervenuta quest'oggi nei microfoni di Unica Radio. Abbiamo avuto il privilegio di ospitarla in merito anche alla sua ultima partecipazione al festival letterario dedicato alla crisi climatica: A che ora è la fine del mondo? tenutosi a Cagliari, al circolo "Su Tzirculu", in cui ha presentato il suo libro Aggiustiamo il mondo uscito nel 2022 ed edito da Aboca Edizioni. Organizzato dall'associazione Rebelterra, il festival esplora i temi riguardanti appunto la crisi climatica, le soluzioni e i progetti che tanti attivisti stanno dedicando. Giorgia oltre alla sua attività di scrittrice porta avanti anche altre due attività: in primis il suo impegno in ambito accademico, essendo dottoranda dell'Università di Torino nella facoltà di Scienze Gastronomiche, in cui svolge un dottorato in Ecogastronomia, Scienze e Culture del cibo. Successivamente Giorgia è molto attiva anche in ambito social come green content creator, ovverosia come attivista ambientale. Il suo profilo ggalaska conta quasi 65.000 followers, numeri che la rendono tra le attiviste più seguite per quanto riguarda le tematiche di sostenibilità ambientale. Prima volta in Sardegna Per Giorgia questa è stata la prima esperienza di presentazione del suo libro e delle sue ricerche in Sardegna. Ci ha raccontato di aver provato ottime sensazioni nel confrontarsi con il pubblico sardo. Durante l’incontro il tema centrale è stato l’alimentazione, grazie anche alle sue ricerche che proseguono da sette anni. Si è parlato però anche di moda sostenibile, transizione ecologica, alimentare ed energetica. Il dottorato in Ecogastronomia Giorgia sta svolgendo un dottorato inter-ateneo tra l’Università degli Studi di Torino e l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Lavora nell’ambito degli studi critici sugli animali, con l’obiettivo di rispondere alle emergenze ambientali, sanitarie ed economiche poste dalla produzione massiva di carne. L’attività sui social Il profilo social di Giorgia ha avuto un’evoluzione particolare. Non è nato come progetto di divulgazione, ma come un comune profilo personale dove condivideva foto private. Col tempo, grazie ai contenuti che ha iniziato a pubblicare, è diventato uno spazio di approfondimento sulla sostenibilità. I suoi 65.000 follower costituiscono, come lei stessa afferma, “una community molto interattiva, che risponde positivamente e in modo concreto ai temi che porto alla loro attenzione”. Aggiustiamo il mondo: la prima pubblicazione Nel 2022 Giorgia ha pubblicato il suo primo libro, in cui propone una serie di eco-tips, cioè suggerimenti pratici per uno stile di vita più sostenibile. Il libro non ha un taglio esclusivamente tecnico: è pensato per qualsiasi fascia d’età e per chiunque voglia avvicinarsi ai temi della sostenibilità. Il primo consiglio generale che offre è cambiare prospettiva sul mondo: non restare spettatori passivi, ma diventare cittadini attivi e contribuire a migliorare ciò che ci circonda. Suggerisce inoltre di limitare il consumo di carne, sostituire le proteine animali con alternative più sostenibili e prestare maggiore attenzione al proprio guardaroba, scegliendo con cura ciò che si acquista. Sguardo al futuro La risposta per arginare determinate problematiche deve partire dal basso, secondo Giorgia, con un lavoro collettivo da parte di tutti si può fare la differenza per cambiare il mondo, non bisogna sempre aspettare le risposte "burocratiche" ma essere parte del cambiamento.

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L’ambiente ferito e lo sguardo necessario: il racconto di Stefania Divertito

11/26/2025
Un’analisi che intreccia memoria personale, emergenze ambientali e responsabilità politiche, mostrando come la crisi climatica non sia mai un tema distante ma una realtà che attraversa città, comunità e persone, diventando materia urgente per istituzioni, informazione e cittadini consapevoli. Dal quartiere di Napoli Est alla consapevolezza ambientale Nel suo impegno narrativo e giornalistico, Stefania Divertito parte da un luogo molto preciso: Napoli Est, in particolare l’area di San Giovanni e San Lucio. È un territorio segnato da raffinerie, oleodotti e un mare che negli anni si trasformava in uno spazio non più vivibile. L’autrice ricorda come un incendio nella raffineria Agip negli anni Ottanta modificava radicalmente la percezione della città e dell’aria che respirava ogni giorno. L’evento costrinse molte famiglie a lasciare temporaneamente le proprie case. Il rapporto tra ambiente, salute e diritto diventa così parte centrale del suo percorso. La spinge a raccontare le ferite del territorio e la necessità di strumenti giuridici che permettano alle comunità di ottenere giustizia. Realtà come Unica Radio e associazioni impegnate sul territorio diventano punti di diffusione e confronto necessari. Il quadro più ampio, invece, riguarda la possibilità per i cittadini di rivendicare diritti attraverso istituzioni come la Corte europea dei diritti dell’uomo e movimenti che chiedono il riconoscimento del reato di ecocidio. Secondo Divertito, la responsabilità individuale e collettiva nasce dalla capacità di cambiare sguardo. Non si deve subire ciò che accade, ma interrogarsi sulle cause e sui soggetti responsabili. Solo così si può costruire un tessuto sociale più consapevole e più forte. Comunicare la crisi climatica tra Cop 30, scienza e attivismo Il tema della comunicazione ambientale occupa un posto centrale nelle riflessioni di Stefania Divertito. Questo risulta ancora più evidente in un periodo in cui vertici come la COP 30, ospitata a Belém in Brasile, riportano al centro la necessità di un linguaggio più efficace e meno catastrofista. Per l’autrice, la narrazione basata solo sul disastro rischia di paralizzare l’azione. Anche l’ottimismo a tutti i costi produce un effetto contrario, perché trasforma la crisi climatica in un fenomeno percepito come lontano o inevitabile. L’obiettivo diventa quindi raccontare ciò che accade oggi. Bisogna rendere i dati più vicini all’esperienza quotidiana dei cittadini e ricordare che anche le previsioni più dure dell’IPCC o dell’UNEP non escludono la possibilità di invertire la rotta attraverso politiche efficaci e scelte collettive. Secondo Divertito, la comunicazione deve restare chiara e accessibile. Deve coinvolgere comunità, istituzioni e mondi diversi, dalle associazioni territoriali ai festival culturali che uniscono arte, scienza e cittadinanza. In questo senso, piattaforme come Comune di Napoli o realtà culturali impegnate nella divulgazione assumono un ruolo chiave. Favoriscono un’alleanza tra linguaggi differenti e una sensibilità ambientale capace di attraversare generazioni e città. Alleanze, comunità e la forza collettiva Per Stefania Divertito, la prima forma di salvezza è il riconoscersi come comunità. Solo così cittadini, artisti, scienziati e scrittori possono unire forze e competenze per rispondere a una crisi che richiede partecipazione attiva. L’idea di comunità non è un concetto astratto. È un territorio concreto, fatto di persone che collaborano, condividono conoscenze e costruiscono reti solide. Artisti, istituzioni, associazioni e realtà civiche diventano quindi parte di un unico processo culturale e sociale. Questo processo si rafforza anche grazie a progetti e iniziative promosse in molte città italiane, dove la rigenerazione urbana incontra l’attivismo ambientale. L’alleanza tra arte, scienza e società rappresenta per l’autrice un passaggio imprescindibile. Solo attraverso un dialogo aperto è possibile affrontare la crisi climatica non come un...

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CTD- Episodio Finale- Il Team

11/25/2025
Come nasce CTD? In questa pagina raccontiamo la nascita del nostro podcast, le difficoltà affrontate, cosa abbiamo imparato e la visione per il futuro del progetto. La prima stagione del nostro podcast ci ha portato molto più lontano di quanto immaginassimo quando abbiamo iniziato a registrare le prime puntate. Nell’arco di pochi mesi ci siamo trovati a crescere come squadra, a sperimentare, a sbagliare e ad aggiustare la rotta strada facendo. In questo percorso abbiamo capito quanto sia importante mantenere il progetto umano, sincero, e capace di parlare alle persone. Raccontare come nasce CTD significa condividere il dietro le quinte, le intuizioni iniziali, la nostra visione in evoluzione e il valore delle difficoltà che ci hanno costretti a migliorare. Come nasce CTD: il progetto, il team e l’idea iniziale CTD nasce dal desiderio di creare uno spazio autentico dove parlare di percorsi di vita e professionali senza l’ansia di dover avere tutto chiaro fin da subito. L’idea è maturata in modo spontaneo, tra tre amici che si sono accorti di quanto fosse importante dare voce a storie reali, imperfette e umane. Abbiamo deciso fin da subito che CTD non sarebbe stato un podcast patinato: volevamo che fosse vero. Cresciamo facendo: la filosofia che ci guida Uno degli elementi chiave nella nascita di CTD è stata la scelta di non aspettare la perfezione. A volte abbiamo pubblicato puntate nonostante il poco tempo; altre volte abbiamo discusso, come quando abbiamo avuto il confronto sul pubblicare o fermarci per lavorare meglio. Alla fine, ci siamo ricordati che l’essenza del progetto è proprio questa: fare, sbagliare, correggere. Sempre insieme. Dietro le quinte: le difficoltà affrontate Nel corso della stagione abbiamo incontrato ostacoli tecnici, momenti di incertezza, impegni personali che avanzavano e la necessità di coordinare tre vite diverse. Una delle difficoltà più significative è stata la gestione dei tempi di pubblicazione: la famosa “mini discussione” che ci ha insegnato quanto sia importante comunicarci le cose con onestà e fiducia. È stato un passaggio fondamentale, perché ci ha ricordato che CTD funziona solo se funzioniamo noi tre. L’esperienza con gli ospiti: cosa abbiamo imparato Ogni ospite ci ha portato un pezzo di mondo nuovo. La varietà dei percorsi, la sincerità delle risposte e la profondità dei racconti hanno confermato che CTD sta andando nella direzione giusta: diventare un punto di riferimento per giovani e giovani adulti che vivono l’incertezza delle scelte. Il futuro di CTD: visione e prossimi passi Guardando avanti, ci immaginiamo una seconda stagione più strutturata, con una qualità maggiore, ma senza perdere l’autenticità che ci contraddistingue. Vorremmo ampliare il progetto, coinvolgere nuove realtà, sperimentare formati diversi e renderci ancora più utili a chi cerca orientamento, ispirazione e storie in cui ritrovarsi.

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Giornalismo, insegnamento e palcoscenico: il talento poliedrico di Olga Izofatova

11/25/2025
Oggi ai microfoni di Unica Radio abbiamo ospitato Olga Izofatova, studentessa e neolaureata per la terza volta in Giornalismo e informazione web. L’intervista è stata l’occasione per parlare della sua recente vittoria del Premio Spadolini – Nuova Antologia, ottenuto grazie alla sua tesi dedicata alla figura di Indro Montanelli, dal titolo: La voce pungente del Corriere: analisi storico-linguistica del giornalismo di Indro Montanelli (1968-1973). Un percorso costellato di studio e passione Olga ha origini bielorusse ed è arrivata in Italia grazie al Progetto Chernobyl, conoscendo fin da bambina la famiglia sarda che poi l’avrebbe accolta. Dopo aver conseguito la maturità in Bielorussia, ha deciso di trasferirsi definitivamente in Sardegna per intraprendere il suo percorso universitario. Spinta da una forte passione per le lingue, ha ottenuto la laurea triennale in Lingue e comunicazione. Successivamente si è specializzata in Lingue e letterature moderne europee e americane, laureandosi nel 2019. Dopo una delusione lavorativa, ha scelto di tornare sui libri dedicandosi al Giornalismo e informazione web. Per Olga il giornalismo non è solo un mezzo per trasmettere informazioni. È anche ricerca, studio e sviluppo di un pensiero critico su ciò che accade nella società. La vittoria al Premio Spadolini – Nuova Antologia Il Premio Spadolini – Nuova Antologia è destinato a giovani laureati che si distinguono per l’originalità e la qualità delle loro ricerche in ambito umanistico, storico e sociale. La candidatura di Olga è stata proposta dal suo relatore, il prof. Marco Pignotti, che ha creduto con convinzione nel valore della sua tesi. La menzione speciale ricevuta da Olga è stata per lei un momento di grande gioia e gratitudine. Ha raccontato quanto impegno abbia dedicato allo sviluppo della tesi e quanto questo risultato l’abbia ripagata del lavoro svolto. Allo stesso tempo, ha ammesso di aver provato anche un senso di malinconia legato alle difficoltà del mondo del lavoro in Italia, dove spesso la preparazione non viene valorizzata adeguatamente. Nonostante ciò, il premio l’ha incoraggiata a non perdere la speranza. La passione per l’insegnamento delle lingue Oltre allo studio e al giornalismo, Olga coltiva la passione per l’insegnamento delle lingue. Lavora nelle scuole con supplenze e tiene anche lezioni private. Secondo Olga, “imparare una lingua straniera oggi significa aprirsi al mondo”. Tuttavia, sottolinea come la società sia spesso giudicante verso chi commette errori durante l’apprendimento. Questo ostacola la comunicazione spontanea. Nel suo metodo di insegnamento, l’errore non è motivo di vergogna: è parte integrante del percorso. È grazie agli sbagli che si sviluppano fluidità e sicurezza nell’esprimersi in un’altra lingua. L'attività teatrale Il mondo dello spettacolo ha sempre fatto parte della vita di Olga, avendo studiato canto jazz in Bielorussia. Ma anche il mondo del teatro ha avuto modo di esplorarlo da quando era piccola, recitando nel teatro scolastico. In età adulta è entrato nella sua vita come forma di libertà e anche quasi di sfogo per decomprimere certi momenti di stress. Nel 2024 Olga lavora al conservatorio di Cagliari come insegnante di dizione di lingua russa per i cantanti lirici, gli alunni la convincono a partecipare al casting come figurante per il Barbiere di Siviglia al teatro lirico di Cagliari. Come molte situazioni della sua vita Olga partecipa senza non troppe aspettative e anche in questo caso invece viene premiata e riesce a superare le selezioni, esaudendo un altro dei suoi sogni. Il futuro di Olga Olga non ha intenzione di fermarsi, infatti subito dopo il conseguimento dell'ultima laurea, si è iscritta a un master di insegnamento delle lingue straniere con un miglioramento dell'approccio e delle tecniche per poter offrire una didattica migliore. Il suo più grande auspicio è di continuare a fare didattica e ricerca e diffondere la conoscenza e la cultura.

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Intervista al Professore Gianluca Ruggieri

11/24/2025
Gianluca Ruggieri unisce ricerca, insegnamento e divulgazione per spiegare l’energia, il clima e la sostenibilità con chiarezza, competenza e attenzione ai temi sociali. Gianluca Ruggieri è ricercatore e docente di Fisica tecnica ambientale all’Università dell’Insubria, dove studia i sistemi energetici e il loro impatto sul pianeta. Il suo lavoro accademico si concentra su tre temi chiave: sostenibilità energetica, democrazia energetica e transizione ecologica. Ruggieri non si limita alla ricerca: porta queste conoscenze al pubblico in modo diretto, semplice e accessibile. È impegnato nella divulgazione e cura la trasmissione radiofonica “Il giusto clima”, in onda su Radio Popolare. Nelle sue puntate affronta temi complessi come l'energia, le politiche climatiche e la giustizia ambientale con un linguaggio limpido e vicino alla vita quotidiana. Nella seconda edizione del festival “A che ora è la fine del mondo?”, che si è svolto a a Cagliari il 15 e 16 novembre 2025, Ruggieri è protagonista di uno dei momenti centrali della rassegna. In dialogo con la giornalista e capo redattrice di Sardegna Che Cambia Lisa Ferreli presenterà “Le energie del mondo - Fossile, nucleare, rinnovabile: cosa dobbiamo sapere” (Editori Laterza, 2025), compiendo un viaggio a 360° tra le varie fonti di energia e aiutandoci a costruirci un’opinione informata sull’argomento. Il suo intervento offre al pubblico un viaggio chiaro e completo tra fonti fossili, nucleare e rinnovabili, aiutando a capire davvero cosa si nasconde dietro le scelte energetiche globali. Gianluca Ruggieri rappresenta quella figura capace di unire scienza e umanità. Le sue analisi sono tecniche, ma la sua comunicazione è empatica. Ascoltarlo significa vedere l’energia non come un tema lontano, ma come un pezzo della nostra vita quotidiana e del mondo che vogliamo costruire.

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